Questa “fame da
abbronzatura” è stata descritta per la prima volta da dermatologi texani nel
2005, colpisce il 20% della popolazione soprattutto femminile: donne tra i 25 e
i 54 anni di età, sportive, tendenzialmente magre (osservano diete rigide), attente
alla cura cosmetica personale (usano creme, sieri, maschere idratanti e
antiaging), si espongono al sole meglio con creme superabbronzanti e si
sottopongono a sedute con lampade UV sia d’estate che d’inverno. Non hanno una
buona immagine di sé, sono insicure e si sentono meglio solo se abbronzate.
Sappiamo che il sole fa
bene, è un antidepressivo naturale e permette il rilascio di neurotrasmettitori
come la serotonina e la dopamina: sostanze che diminuiscono il senso di ansia e
migliorano l’umore. Ma il sole presenta anche il suo conto: melanomi, macchie
solari, rughe estese, secchezza cutanea, perdita di elasticità – solo per citare
alcuni effetti.
Uno studio condotto dal
Dott. Cagnoni dell'Istituto
di Ricerca di Dermatologia Globale (IRDEG) ha verificato come l’utilizzo di farmaci
serotoninergici (che aumentano la permanenza della serotonina nello spazio
sinaptico tra i neuroni) porti le pazienti a liberarsi da questa compulsione.
Cerchiamo di esporci con attenzione al sole, esistono applicazioni scaricabili sul nostro telefono per capire il nostro fototipo e l’irraggiamento solare della località in cui ci si trova!
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