La
FAO stima che perdiamo ogni anno 1,3 miliardi di tonnellate di cibo: la
quantità comprende sia il cibo edibile che si deteriora prima di essere venduto
(food loss) che quello scartato o dal
rivenditore in quanto non conforme agli standard o gettato dal consumatore (food waste).
Viene
utilizzato per la produzione di mangime, compost, fertilizzante o, come ultima
spiaggia, va incenerito.
È
possibile recuperare attivi cosmetici da questi scarti alimentari?
Assolutamente
si e ce lo conferma anche un recente studio del 2020 denominato “HAIR: Hair ed
Agrifood, Innovare Riciclando” condotto dall’università Cà Foscari di Venezia e
finanziato dal Fondo Sociale Europeo che focalizza l’attenzione sugli scarti
della lavorazione del carciofo per
ottenere attivi da impiegare nel settore dell’hair care.
La parte edibile del carciofo rappresenta solo il 20% dell’intera pianta, cosa fare allora degli scarti? Foglie, stelo e brattee esterne vengono raccolti dai mercati rionali di Rialto, messi in adeguato solvente (acqua o miscele idroalcoliche) e trattati mediante tecnologie ad ultrasuoni o microonde che permettono di ricavare gli attivi senza danneggiarli eccessivamente. Ecco che in soluzione viene estratta e purificata l’inulina un polisaccaride dalle molteplici azioni cosmetiche: ottimo idratante e umettante, stabilizzante di emulsioni, dal buon potere schiumogeno, riduce l’azione detergente di alcuni tensioattivi garantendo detersioni delicate per la cute più sensibile.
E
quello del carciofo è solo uno fra i tanti esempi di sinergia tra i diversi
settori dell’economia: agricoltura, industria cosmetica, ricerca e sviluppo.
Di seguito vengono presi in esame alcuni scarti alimentari da cui si ricavano attivi cosmetici decisamente interessanti.
Dalla lavorazione del salmone si ottiene una biomassa di scarto, composta soprattutto da ossa, da cui si estraggono lisati proteici dall’azione antiossidante e antinfiammatoria.
La
produzione di succo di frutta da
concentrato porta alla liberazione di acqua, normalmente presente in grande
quantità nella frutta, che solitamente va persa. Grazie a collaborazioni tra aziende
cosmetiche e produttrici di succhi è possibile recuperare questa acqua
funzionale ricca in oligoelementi, microfiltrarla e inserirla nei prodotti per
la cura della pelle.
Dei
40 milioni di tonnellate circa di pomodoro
destinate all’industria, più del 30% viene scartato sotto forma di buccia,
semi, polpa: da questi scarti è possibile ricavare attivi tra cui il licopene
un antiossidante molto apprezzato in cosmesi.
L’acqua
di vegetazione olearia che si ottiene dalla molitura delle olive contiene idrossitirosolo dalle spiccate attività
antiossidanti e antinfiammatorie.
Dai vinaccioli (semi dell’acino), sottoprodotto della produzione vitivinicola, si estrae un olio ricco in acido linoleico polinsaturo (68%) e acido oleico monoinsaturo (20%) dalle proprietà emollienti e lenitive. L’olio di vinaccioli è altamente eudermico e viene inserito nella fase oleosa delle emulsioni per la pelle del viso, del corpo e nei prodotti per l’hair care.
Sempre
dagli scarti della lavorazione dell’uva si possono ottenere flavonoidi quali
resveratrolo, catechina, epicatechina e pro-antocianidine dalle proprietà
antiaossidanti, antinfiammatorie e antiaging.
pellicola verde che lo ricopre si stacca dando origine alla Coffee Silverskin (CS) da cui si ottengono degli attivi molto interessanti: l’acido clorogenico e le melanoidine. Il primo è un derivato dell’acido caffeico ed è una sostanza funzionale contro l’invecchiamento della pelle, ripara dai danni indotti dagli UV e può essere utilizzato nelle creme come filtro solare avendo un buon fattore di protezione. Le melanoidine oltre all’attività antiossidante, hanno mostrato una interessante attività antimicrobica tanto da pensare ad un loro utilizzo come conservanti cosmetici naturali.
E
la caffeina rimasta dalla lavorazione del caffè? È l’attivo che ha mostrato la
migliore efficacia nella protezione della pelle dai raggi UV.
Questi
sono solo alcuni esempi che ci fanno capire come la cosmesi guardi al futuro
con un occhio sempre più green e con un’ottica di bioeconomia: limitare gli
sprechi, diminuire il dispendio energetico, e ricavare attivi (anche
bioetanolo) da scarti agroalimentari sembra essere la via per una cosmetica
sempre più rispettosa dell’ambiente in cui viviamo.
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